30 dicembre, 2008

Aforismi/2


Talvolta ci si incolpa delle proprie cure e delle proprie sfortune; si pensa che siano effetto diretto dei propri errori, di proprie incapacità. In realtà, l’uomo contemporaneo non si accorge nemmeno quanto larga sia la misura da addebitare alla società rispetto ai suoi malanni. L’animale sociale ha generato una società asociale.

Un uomo sfortunato in amore e' in genere fortunato nelle amicizie.

Le peculiarità di ognuno possono fargli meritare il peggio, perché banalmente fraintese.

Non pensate che sia onesto proporre voi stessi così come siete: potreste scoprire quale sia il vostro sapore in bocca agli altri.

Talora, la solitudine fa' dimenticare l'effettiva utilità del raggiro e della menzogna nei più semplici casi di vita.

Un uomo che pensa può arrivare a fare affermazioni diverse e complesse, talvolta odiose. 

Ricordatevi di smettere di pensare, prima di parlare.

In genere l'adolescente abbraccia il senso comune, il giovane uomo lo ripudia, l'uomo adulto lo crea, il filosofo ne viene stritolato.

Il coraggio talvolta non consiste nel guardare negli occhi il prossimo con onestà, ma nascondere meglio i propri scheletri nei più nascosti armadi.

Dalla tristezza discende la rabbia. Dalla rabbia scaturisce l'azione negli uomini di cuore, ma ancora tristezza per gli uomini di mente.

Dai migliori intenti nascono le migliori sciagure: per evitare un possibile burrone a voi stessi ed agli altri, vi spezzerete le gambe nella buca accanto, trascinando forse qualcuno con voi.

E' buona norma agire per il bene solo quando siete certi di non conoscerlo con certezza.

Certe faccende con le donne sono in effetti un processo contrattuale. Non commettete l'errore di apporre la vostra firma senza chiarire che quella sia effettivamente una firma.

Molti si guardano dal prossimo con la giusta attenzione. Se siete persone istintivamente fiduciose, non commettete il gravissimo errore di pensare che la vostra fiducia verrà istintivamente ricambiata.

L'ingenuità e' la peggiore delle maledizioni: travisa la realtà ed espone il fianco ad un tempo, creando i presupposti perfetti per una caduta dolorosamente ingloriosa.

Quando, ad una certa età, scoprite di sapere di non sapere, e' tempo di fuggire a gambe levate dalla mole di sciocchezze che avete detto e fatto nel frattempo.

Cercare di capire il punto di vista altrui su di voi non e' un punto d'onore, segna invece il punto dove inizia il crepaccio.

Pensare e' gratificante per chi pensa, noioso o letale per chi ci circonda, in ordine di genere maschile e femminile.

Le incomprensioni amorose sono simili ad un paio di gattini che baruffano per poi smetterla, distratti. Quando si cerca di capirle, diventano un paio di bestie oscene che cercano l'ultimo sangue.

Non conoscerete mai del tutto le esperienze altrui. Regalando anche solo un fiore, potreste riportare alla mente di chi avete di fronte una brutta avventura in un roseto spinoso. Se poi la vostra iniziativa e’ straordinaria, siate almeno preparati ad una straordinariamente rapida ritirata.

Non abbiate paura di chiedere. Soprattutto, non abbiate paura dei relativi rifiuti.

22 dicembre, 2008

Aforismi

Un uomo sfortunato in amore e' in genere fortunato nelle amicizie.

Le peculiarita' di ognuno possono fargli meritare il peggio, perche' banalmente fraintese.

Non pensate che sia onesto proporre voi stessi cosi' come siete: potreste scoprire quale sia il vostro sapore in bocca agli altri.

Talora, la solitudine fa' dimenticare l'effettiva utilita' del raggiro e delle menzogna nei piu' semplici casi di vita.

Un uomo che pensa puo' arrivare a fare affermazioni diverse e complesse, talvolta odiose. Ricordatevi di smettere di pensare, prima di parlare.

In genere l'adoloscente abbraccia il senso comune, il giovane uomo lo ripudia, l'uomo adulto lo crea, il filosofo ne viene stritolato.

Il coraggio talvolta non consiste nel guardare negli occhi con onesta', ma nascondere meglio i propri scheletri.

Dalla tristezza discende la rabbia, dalla rabbia l'azione per uomini di cuore, o la tristezza per gli uomini di mente.

Dai migliori intenti ncadrete ascono le migliori sciagure: per evitare un possibile burrone a voi stessi ed agli altri, vi spezzerete le gambe nella buca accanto, trascinando forse qualcuno con voi.

E' buona norma agire per il bene solo quando siete certi di conoscerlo.

Certe faccende con le donne sono in effetti un processo contrattuale. Non commettete l'errore di apporre la vostra firma senza chiarire che quella sia effettivamente una firma.

Molti si guardano dal prossimo con la giusta attenzione. Se siete persone istintavmente fiduciose, non commettete il gravissimo errore di pensare che la vostra fiducia verra' istintivamente ricambiata.

L'ingenuita' e' la peggiore delle maledizioni: travisa la realta' ed espone un fianco ad un tempo, creando i presupposti perfetti per una caduta dolorosamente ingloriosa.

Quando ad una certa eta', scoprite di sapere di non sapere, in genere e' tempo di fuggire dalla mole di sciocchezze che avete detto e fatto nel frattempo.

Cercare di capire il punta di vista altrui su di voi non e' un punto d'onore, segna invece il punto dove 



20 dicembre, 2008

Tempesta di Shamal sulla tenda di un soldato

Oggi ho provato il dolore piu' grande e acuto da anni ed anni.
Sono un soldato, combatto da sempre e ho cicatrici su corpo e anima.
Sedici anni di battaglie mi hanno insegnato molto. Ma non ero preparato a questo.

Affermo, assolutamente convinto, che nessun essere umano mi ha mai fatto provare una sensazione tremenda come questa.

Ne ho viste: anni in trincea a pregare Dio di riuscire a farcela e a non lasciarmi andare, terapia, farmaci, sempre in prima linea pronto a combattere per capire e risolvere, per vivere meglio.

Mai mollato, sempre combattuto, sempre disposto a provare una tattica diversa. La Guerra Eterna e' una prova che non tutti avrebbero sopportato come ci sono riuscito io, lo dico senza prosopopea.

Tanti calci in faccia, incidenti di percorso, strade sbagliate, ma sempre avanti, anche oggi fino a poco fa, nella mia tenda non piu' solitaria nel deserto.

Ma ho sottovalutato la crudelta' degli uomini e delle donne, ho sottovalutato quanto persone che non sentono rimorso possano lacerare le anime come una baionetta le carni.

Ora sono di nuovo solo nella mia tenda, abbandonato come uno straccio usato e ormai inutile. Pieno delle mie lacrime e di uno sbalordimento folle, pieno di rabbia e di impotenza, pronto a combattere ma senza un nemico.

Non ho mai sofferto cosi' tanto per l'abbandono di una ragazza. Due giorni sono bastati, si' due miserabili giorni. Il mio codice d'onore, la mia morale, messa alla berlina.

Scrivo quelle stupide frasi da rivista patinata femminile: sedotta e abbandonata, lui mi ha umiliata... ma sono al maschile ed e' un soldato che lo scrive.

Domani soldato tornero', pazzo e eroe, finalmente conscio dello squallore morale che serpeggia senza freni tra persone che vivono e agiscono senza pensare. Ho capito che razza di animali, bestie, si aggirano tra i giusti.

Ma non mi fermo, slaccio i legacci della tenda e sfido, la sabbia che mi taglia il viso, il piu' grande dolore mai provato, nella piu' buia tempesta di Shamal mai abbattutasi sulla una tenda di un buon soldato.

11 dicembre, 2008

Il "Sogno Categorico" come dato di realta'

Il sogno e' il pensare con desiderio che qualcosa accada in un certo modo, oppure e' il pensare con desiderio che nell'accadere, cio' che accade risponda a canoni di qualsivoglia natura.

Il secondo tipo di sogno, definiamolo "Sogno Categorico", non individua un singolo evento, bensi' una serie di circostanze vere le quali, il vissuto si identifica con il sogno, e' "da sogno".

Esempio di sogno: diventare ricco.
Esempio di Sogno Categorico: vivere eroicamente.

Nel primo caso, il sogno corrisponde ad un desiderio circoscritto, svincolato da altri "se".
Nel secondo caso, il sogno corriponde alla sottomissione al canone "eroismo" di qualsiasi cosa accada nella vita.

Se il Sogno Categorico viene assorbito dalla coscienza come dato di realta', in maniera sostanzialmente nevrotica, si ottiene che l'approccio all'agire sara' subordinato alla prospettiva che l'agito possa o meno corrispondere ai canoni del Sogno Categorico.

Questo atteggiamento induce una rinuncia selettiva a esperienze potenzialmente o quasi certamente piacevoli in se' e per se', ma non corrispondenti ai canoni del Sogno Categorico, 

Il "Sogno Categorico come dato di realta' " puo' essere considerato da un lato un limite o problema del singolo, anche clamorosamente limitante, oppure, se lo si persegue consciamente, la somma espressione dell'afflato alla perfezione del vissuto, cui si sottomette consapevolmente anche l'esperienza del piacere, 

11 settembre, 2008

Nuova specie

Ho capito solo ora che io ed altri siamo una specie diversa.

Con specie

29 agosto, 2008

Sesso.

Ieri mi sono trovato immischiato in una discussione teologica. Una ragazza, critica nei confronti del Cristianesimo Cattolico, e io che smontavo abbastanza efficacemente le sue posizioni, per quello per cui e' valso.

La faccenda realmente interessante, a parte l'acquisizione del fatto che tutti gli illuminati anticristiani ripetono sempre le stesse cose, e' che statisticamente il punto realmente dolente riguarda l'imposizione di un comportamento da parte della religione riguardo l sesso.

Di fatto, mi sono convinto che queste persone non abbiano una vera anticristianita' nel sangue, come potrebbe averla un estremista animista o qualcosa del genere.

Quello che li fa' attaccare con veemenza e acrimonia la religione e' la supposta negazione da parte della stessa di una liberta', e piu' in particolare alla liberta' di fare sesso a volonta'.

Due millenni di storia cristiana cattolica messa all'indice perche', tra le mille e mille sfumature che vanno dal mistico al teologico al filosofico al pratico al morale, perche', per la miseria, non posso copulare quando e come voglio.

E' come se di fronte ad un supercomputer senziente, si scuotesse la testa e lo si liquidasse perche' il colore della tastiera non ci piace.

La questione "sessuale", che in realta' logora la Chiesa da un bel pezzo, deve rappresentare il motivo dell'abbandono dei credenti nella stragrande maggioranza dei casi.

Ma in effetti, qual'e' il cuore del problema sessuale con la religione?

Sono convinto che il problema sia da analizzare un poco piu' a monte.

Qual'e' il cuore del problema suscitato da una limitazione qualsivoglia all'attivita' sessuale?

E ancora piu' in alto: come viene utilizzata l'attivita' sessuale in questi anni?

Questa e' la chiave di volta, a mio credere, dell'intero sistema.

Il sesso viene utilizzato per il piacere che procura, piu' che all'interno di un sistema sensato. Con "sistema sensato" mi riferisco alla sovrastruttura emotiva che dovrebbe coinvolgere la pratica sessuale.

Ma il sotrrarsi del sesso da un sistema emotivo, ci fa salire di un altro gradino: cosa differenzia il piacere del sesso dagli altri piaceri?

Consumismo: acquisto di beni che danno effimero piacere.
Le droghe: cocaina, alcool, cannabis indica, MDMA
Sono solo due esempi.

Ma non tutti sono abbastanza ricchi, non tutti hanno il coraggio o mancano del buon senso a tal punto da addentrarsi nel mondo in salita dell'uso sistematico di uno stupefacente.

Cosa rimane nell'arido panorama di una vita sostanzialmente priva di una direzione che non sia quella data dal lavoro, al meglio?

Dopo tutto, ciascuno ha gli organi sessuali e l'impulso omonino. Non il sesso non fa male, non impoverisce.

Quindi si accetta l'impossibilita' di comperarsi cio' che si vuole, si subisce la proibizione dell'uso delle droghe, si accettano barbarie limitazioni alla liberta' individuale, tuttavia rimane impensabile accettare ANCHE una regolamentazione sessuale. Che quindi viene attaccata ad alzo zero.

Da qui la ridiscesa a piombo alla repulsione verso il Cattolicesimo Cattolico, che propone in effetti una limitazione, una regola nell'attivita' sessuale.

Impossibile da accettare, impossibile da considerare nemmeno come ipotesi.
Cosi' si corre come topi in trappola contenti di aver trovato una strada nel labirinto, e decisi a non lasciarsela sfuggire, a qualsiasi costo, anche al punto di rinnegare il senso religioso in senso ampio, una delle costituenti dell'Uomo in quanto tale, addirittura secondo la beneamata Scienza.

Come ci insegna il senso comune del 2008, non pensare troppo e cerca il piacere. Non importa cosa si perde o cosa si massacra, nella ricerca.

Anche l'Edonismo di antica fama e' piu' sensato

La via del topo, quindi, e' una sola: correre verso il formaggio, sputa sopra ogni altra alternativa, e per favore, dimenticatare che il formaggio, beh, quello non lo raggiungerai comunque mai.

27 agosto, 2008

Decalogo dell'Assassino


E' tempo ancora una volta di razionalizzare. Dopo lunghissimi mesi di sperimentazione raminga, di fughe e guerriglia, si sta tornando alla societa', alla Ragione. Infame Ragione.

E' ancora tempo di battaglie perse, di arretramenti di fronte, di fughe, occhi spalancati dalla paura, per cuniculi e ridotte di fortini una volta saldamente in mia mano.

Tonero' con le pive nel sacco, e qualche nuova cicatrice, a ricorrere ad uno Stato Maggiore che se infischia, in fondo, della Guerra Eterna, ma che potrebbe darmi gli strumenti per vincerla a mio modo.

Nel mentre, ho assemblato per necessita' un altro manifesto.

Il primo, tutt'ora il piu' valido, e' il Manifesto del Soldato:

http://www.shub.it/blog/2006/01/manifesto-del-soldato.html

Ora, purtroppo, posso proporre il Manifesto dell'Assassino:

1) Non avere una famiglia
2) Non avere amici
3) Non avere amanti
4) Usa le donne, se ne sei capace. Puoi farne comunque a meno.
5) Odia tutte le persone, maschi, femmine, di ogni razza, religione, mestiere, animo.
6) Odia ciascuno a priori, e se sei insicuro cerca un motivo per odiare: c'e' sempre.
7) Sarai sempre solo, ama la solitudine, ogni giorno in solitudine ti spezza per ricomporti piu' arido, quindi piu' duro, quindi piu' portato alla sopravvivenza.
8) Pensa sempre di essere il piu' forte. Se non lo sei, morirai.
9) La morte e' un dato di fatto, la si attende in silenzio.
10) Uccidi senza pieta', senza coscienza di uccidere, senza senso alcuno, senza scrupolo di sorta.
11) Con il coltello taglia arterie e vene del collo, con l'arma da fuoco due colpi al petto e uno alla testa.
12) Alla galera, preferisci la morte di tua mano.

Buon lavoro.


10 dicembre, 2007

Un attimo condiviso, una vita per rifletterci

Sì, ho conosciuto una donna dai capelli rossi, non so' perché.
Un fuoco di legna, la carne sfrigolante su piastre improvvisate, solo la luce delle fiamme, indecisa, a scolpire le nette eppure inafferrabili forme dei ragazzi e ragazze seduti intorno al falò. Parlavano di tante cose, semplici per lo più, e belle della sincerità di quegli anni, forse un lustro fa, si aveva dai ventuno ai venticinque anni. Si era vergini: più che vergini, si viveva il momento platonico, ben raro e prezioso. Bene, vino e birra abbondavano, perché non avrei lasciato che nessuna serata morisse per la morte di vino, birra o legna.

Ecco, il vino e la birra avevano benedetto senza riserve le intenzioni degli astanti, e forse sull’onda di quelle ebbrezze che mi permisi di mettere becco in una conversazione sull’arte. Si trattava del Romanico del milletrecento, e dissi la mia sul gotico-romanico del Duomo di Milano, forte dell’alcool che cantava, e degli studi. Così finii ad approfondire il concetto con lei su una panchina lontano da tutti. Avrei potuto baciarla, e l’avrei voluto. Ma non potevo: una promessa mi legava ad un'altra donna. E così passammo qui momenti solitari seduti su d’una panchina sotto alberi fintamente disinteressati, senza che potessi fare ciò che avrei voluto: benedire quell’incontro bellissimo con un bacio.

E passò del tempo, e ancora ci fu un falò misterioso a suo modo, e non mancarono ancora ne’ vino ne’ birra ne’ fiamme di legna. E ancora ella ed io ci trovammo su quella panchina. Nessun impegno però legava in quel momento il mio cuore: e in nome del bene del mondo tutto, e di quanto stupenda ella fosse, la baciai.

Non baciai solo una ragazza ma baciai un mio amore in erba, una speranza senza un nome preciso, un afflato.

Poi passò del tempo. E la vita mi fece cadere in un'assassina disperazione.
Fui risparmiato nell'urto, per caso, per volere di Dio o per semplice meccanica, per un fine remoto, o per una fluttuazione quantistica del nulla, come mi disse una volta un amico.

Ospedale: non sapevo se sperare che tutti se ne andassero o che altri arrivassero. Ero lì con me stesso a pensare che ero vivo, per Dio!

Poi, al secondo o terzo giorno, arrivò la ragazza dai capelli rossi.

Ebbe un gesto di gentilezza: si accovacciò vicino al lato destro del mio letto, letto sul quale il mio gomito giaceva con me, spezzato, e io la contemplai, ardendo per una promessa impotente.

Ella si accovacciò, e mi disse senza ellissi ne’ asianismi, per la cui assenza provo ancora grande rispetto, che aveva ritrovato un buon rapporto con l’uomo che amava o cui voleva bene in precedenza, non saprei dire ora, e che quindi fra me e lei qualsiasi progetto era da considerarsi inattuabile.

Ella disse solo le prime parole, il resto lo aggiunsi io per estrapolazione lineare. Le dissi che andava tutto bene, che non doveva preoccuparsi, che non c’era problema, che era meglio per tutti che ella fosse felice.

In fondo era bello: quando si sfascia il meccanismo, tanto vale che non rimanga nemmeno una rotella dritta. Avevo il mio ospedale, la mia moto distrutta, una storia d'amore finita da poco e un'altra che nemmeno era riuscita a cominciare, dopotutto.

E le visite di amici e conoscenti si diradarono: infine sarei rimasto vivo senza riserve. Il mio braccio ed io uscimmo dall’ospedale, e francamente, cercai invano di dimenticarmi la cosa, ma naturalmente, non fu così mai, nei miei pensieri che prediligono ostinatamente il "se…" all’ "è".

Poi la rividi e rividi la sua anima, almeno così credo, e tristemente ne baciai il travaglio. Ancora lo faccio ogni giorno, una maledizione o un bacio quotidiano di Dio, come un doloroso bel tramonto.

Laggiù nella mia anima riderò e soffrirò per sempre di quei baci e di quell’anima che ho avuto la fortuna di sfiorare.

Di fatto, qualsiasi cosa sia detta, quella parte di gioia e sofferenza fanno di me quello fu deciso io sia, finanche ora che sto scrivendo.

21 agosto, 2007

Ricordi - 2

Un paio di birre.

Un cannello per saldature a propano/butano, con una bombola della Camping Gaz che riesce giusto a produrre una fiammella della misura di un accendino Bic, ma blu e violetto, come il cielo piu' bello. Calda.

Un ometto per appendere i vestiti, di ferraccio, piegato diverse volte, fino ad ottenere un breve tratto diritto, preciso.

Al calor rosso, di piu' il cannello non scalda una lega che dovrebbe invece fondersi nell'ipotetica fiamma a 1.350 Celsius sbandierata sulla confezione. Reclamero' alla Camping Gaz.

Odore dello strinare, che arriva dall'infanzia, un ricordo vecchio di vent'anni, mentre l'ometto si avvicina alla pelle.

Una fitta per disegnare, scolpire il primo tratto.

La pelle, poi la carne, bruciano, letteralmente, il metallo sprofonda come un coltello nel burro.

Il dolore non e' significativo. E' solo insipido, come sempre. Inutile.

Il secondo tratto, il cannello riporta il metallo al calor rosso.

Il braccio e' un po' inclinato, il marchio e' decisamente meno pulito... direi che e' proprio mal riuscito.

Mi fermo alla prima lettera: il resto della parola aspettera'.

18 giugno, 2007

Lezioni di balistica

API: Armour Piercing Incendiary.
Quando si tratta di guerra e amore tutto e' lecito, quindi e' lecito usare questi proiettli. Ecco, banali proittili, piu' o meno grossi, accomunati dallo scopo per cui vengono sparati. Perforare la corazza (Armour Piercing) e incendiare cio' che sta dall'altra parte (Incendiary).

Ce ne sono di tutti i colori, fogge e gusti, da quelli montati nelle mitragliatrici multicanna degli elicotteri Apache (30 mm di calibro), a quelli sparati dai carri armati da 120 mm.

Uno di questi penetratori cinetici (cioe' che basano la capacita' di distruggere l'obbiettivo solo sulla energia cinetica (velocita') che accumulano in volo, e' dotato di un ogiva in tungsteno. Come anche l'Uranio 238, cosiddetto impoverito, hanno la pregevole caratteristica di incorrere in un immediata pirolisi una volta che penetrino la corazza dell'obiettivo.

Tutti bruciano vivi in pochi istanti.


25 maggio, 2007

Ricordi - 1

Sulla mia moto, bellissima.
Un temporale, e la mia misera tenuta antipioggia: giacca di pelle, kefiah al collo, casco chiuso, jeans, Clarkes fasulle ai piedi. Il peggio possibile, ma non ha la piu' menoma importanza.

Un cattivo temporale che mi insegue, lungo la Bretella, un moncherino di un di strada a tre corsie per senso di marcia, illuminata da lampioni alteri, pronta per la velocita'.

La meta: una casa calda, un abbraccio caldo, un bacio d'amore, qualche giorno di intimita' e serenita' con la donna che s'ama.

Scoppia l'inferno, o il paradiso per me, perche' potrebbe esplodere un vulcano a pochi metri dalla mia via e non me ne cruccerei punto, vista la meta.

Nubifragio, le gocce di pioggia colpiscono duro sulle gambe, spalanco il gas e mi butto in curva sentendo l'acqua come staffilate di coltello sulle gambe. Quasi mi fa piacere. Tuona un fulmine, cade troppo vicino, i lampioni si spengono in sequenza, e sorrido.

Sempre piu' forte, la curva finisce, infine un lungo rettilineo, verso l'alba, verso il piacere, verso il futuro in cui si crede davvero, verso il domani di rose e seta.

Mi attende una bella reprimenda per il mio stato, sono completamente fradicio, all'arrivo: ma che importa, essere vivi e aver cavalcato l'emozione e' solo un modo per sorridere all'amore che palpita dietro la sgridata.

Bagno lo zerbino, mi libero degli indumenti che grondano troppo e faccio un passo oltre l'uscio, oltre il futuro, oltre la speranza che magicamente splende in quella casa.

Sorrido. Sento l'incombere infausto del futuro e non credo al piacere che provo, solo al brivido dell'emozione. Me ne faccio volutamente sopraffare, e sorrido.

20 febbraio, 2007

Necessario e sufficiente

In questi giorni mi stanno capitando diversi fatti che mi hanno spinto a scrivere qui.

A quanto pare la vita diventa sempre piu' difficile col passare del tempo: questo l'ho accettato da tempo.

Quello che mi lascia sconfortato e' che questa difficolta' non si limita alla presentazione di fenomenologie via via piu' complesse, ma ha un lato secondario, oscuro, nascosto.

Alcuni elementi che sono sempre stati solidi, tendono a divenire via via piu' fragili, legami di amicizia che si sfilacciano, strette di mano una volta ferree ridotte a molli imitazioni di un segno di fratellanza.

Intenzioni comuni che diventano punti di vista opposti, il perdono e la comprensione che si fanno durezza d'animo e giudizi rigidi.

Mentre nel mio cuore non e' cambiato niente: morirei per le stesse persone per cui sarei morto dieci anni fa.

Oggi, queste persone seguono, incuranti di cio' che un tempo era un rapporto di fratellanza, i loro fini; donne che amo o ho amato, per le quali disegnerei ritratti nel cielo, ferite da una mia sbadata o malaccorta parola, versano fiele sulla ferita che mi ha indotto a far loro inavvertitamente del male, mentre m'arrabatto disperatamente per scusarmi.

Piu' gli anni passano, piu' vedo intorno a me tante persone che diventano sole, e arrabbiate, e vendicativamente attaccate ai loro principi.

E se vieni marchiato come "nemico", avrai un bel daffare per recuperare quel centinaio di metri di fiducia perduti magari per una sbadataggine o per un gesto compiuto con colpevole, senz'altro, distrazione, ma non con voluta cattiveria.

Ma probabilmente sono io che non cresco e mi ostino a credere nell'amore eterno, nell'amicizia eterna, nel perdono.

Mi chiedo quanto anche io forse senza rendermene conto sia diventato cosi' "brutto" dentro.

Ma del resto ormai sto capendo che gli Uomini e le Donne adulti sanno che sbarazzarsi dei pazzi come me e dei nostri squallidi idealismi e' condizione necessaria e sufficiente ad un vivere piacevole.

22 ottobre, 2006

Inferni 2/3

Tra le esperienze indescrivibili che devono aver provato gli esploratori sbarcati sulla Luna c'e' senza dubbio la poco impressionante, a parole, percezione di un orizzonte "piu' vicino".

Questo concetto, che ad un'analisi frettolosa puo' passare in secondo piano rispetto alle altre mirabolanti conquiste del famigerato sbarco sul satellite, e' in realta' forse il piu' impressionante in assoluto, a ben pensare.

Orizzonte piu' vicino significa vedere la fine del mondo, o meglio la sua curva, il suo sfuggirci all'occhio, molto piu' marcatamente, distintamente.

Potremmo, lassu', vedere che dopotutto davanti a noi non c'e' una pianura infinita ma un semplice segmento, con un inizio, che e' sempre molto, troppo lontano alle nostre spalle, e una fine.

Gia', quei poveracci hanno visto la fine del segmento. Non hanno avuto la fortuna di poter credere che fosse piu' o meno indefinibile, in lunghezza, come noi quaggiu', non piu' almeno, da quella volta.

Quando la portata della finitezza si affaccia alla coscienza, tremano le gambe e battono i denti.

Leggo spesso in scritti per idioti, pecore, e pressapochisti della filosofia fatta in casa con la ricetta della zia, che non si e' in grado di cogliere l'infinito in senso lato. E sogghigno: quello che non si riesce a cogliere, e soprattutto accettare, e' quanto tutto sia dannatamente finito.

La vita, come il segmento che ci separa dall'orizzonte, ha una finitezza precisa, chiara, manifesta. Sulla Luna deve apparire in un evidenza da atterrire: non si puo' camminare per sempre senza trovarsi al punto di partenza.

Uno degli Inferni e' probabilmente proprio la Luna, a prescindere, ma il terzo, il peggiore, e' proprio trovarsi, dopo un lungo viaggio, esattamente dove si e' partiti, ma senza aver mai avuto nemmeno la piu' vaga intenzione di tornare a casa, che illuminerebbe tutto di un'altra luce.

Quindi ancora l'Uroboro, il famigerato serpente che si morde la coda: ma questa volta vorrei il caro Nietszche dell'eterno ritorno silenzioso e non additante la mia paura quando piu' che superuomo mi sento atterrito, e perche' no, assolutamente disperato, senza scampoli di salvezza in vista davanti al ripetersi infinito, nella finitezza del mio orizzonte sempre piu' curvo, delle stesse piccole, terrificanti catastrofi.

Specie quando, per aggiustare tutto, si sono tagliate le ultime strade che avrebbero forse portato un briciolo di serenita' a rompere il monotono terrore del martirio.

09 ottobre, 2006

Inferni

Ho scoperto che non c'e' limite al cambiamento, e che il cambiamento puo' portare a situazioni inconsistenti, destrutturate e insensate.

Ogni giorno che inizia e finisce porta con se' in ogni caso esperienze nuove. Non credevo di riuscire a rimanere inalterato come se le menzionate esperienze non esistessero. Questo e' stato il mio piu' grande cambiamento. Sono diventato qualcosa nel quale tutto cio' che accade non lascia traccia.

Piu' precisamente, nella mia cristallizzazione, ripercorro ricorsivamente schemi di pensiero e ricordi di vissuti piu' o meno recenti, incessantemente, ossessivamente, senza che cio' che mi dicono o che provo giorno per giorno influenzi questo inalterabile eterno ritorno sui propri passi.

Anche scrivere qui e' quasi impossibile, ingabbiato come sono in uno schema che si ripete in continuazione. Essere riuscito a venire qua a scrivere due righe e' gia' un miracolo, che naturalmente domani sara' dilavato dalla pioggia triste di vecchi ricordi di momenti sereni o felici che ripercorrero' per l'ennesima volta.

Ho infelicemente chiuso il mondo intero fuori dalla porta, e con mio sommo stupore, nel mio autismo, sono statico.

Onestamente, credevo che sarei progressivamente impazzito o precipitato in una disperazione insopportabile.

Ma a quanto pare non c'e' limite al cambiamento, e cosi' mi affaccio al mondo ignorandolo e riesco ad andare avanti come niente fosse, e temo potrebbe essere cosi' per un tempo indefinito.

E' come vivere ed essere morto: la migliore definizione di questa condizione e' inferno in terra.

07 luglio, 2006

Rompiamo il silenzio

E' tempo di dire qualcosa di nuovo.

Troppo tempo sta trascorrendo mentre, acquattato nella mia stamberga, sbircio tra le fessure della tapparella la stagione che avanza.

Alcune cose sono cambiate: in primis sono in resa totale, il soldato si e' arreso, fate di me cio' che volete. Da questo nuovo atteggiamento non e' nata solo una rinuncia alla lotta, che e' passata anche per la violenza autentica, di cui il mio corpo porta tutte le tracce visibili ad occhio nudo.

Non e' nata solo una remittenza dell'atteggiamento bellicoso che ha contraddistinto la Guerra Eterna.

E' nata anche una sorta di sottomissione agli eventi.

Dall'abbandono delle armi, per motivi di opportunita' e disperazione, non e' derivata quindi una fase costruttiva, come a rimediare con una lenta e volonterosa ricostruzione ai vortici di fiamma che avvolsero Dresda.

Piuttosto e' rimasto uno stuporoso e immoto stupore della mancanza di un'arma tra le mani con cui sparare.

Per questo non ho avuto piu' da scrivere qui, perche' senz'armi non si combatte nemmeno una battaglia, tantomeno una Guerra Eterna.

Circondato come sono dalle rovine dell'arreso, del perdente, pur tuttavia resa non sara'.

Come sempre... la resa e' la Morte.

Ho tre opzioni davanti: la prima, piu' scontata, riprendere la distruttiva Guerra Eterna.

La seconda, affascinante, non darsi al nemico e morire da soldato, un calibro 12 che proietti questa mente malfunzionante ad imbrattare i soffitti o il cielo, da buon eroe romantico.

La terza, combattere in modo nuovo, inedito, ancora da capire. Solo intuizioni, di una guerriglia nuova, fatta di agguati e ritirate, fatta di piccole azioni e piccole conquiste, prive delle glorie di una vittoria campale, ma ricche di guadagni nell'osservare il fronte nemico arretrare.

Solo intuizioni, per ora, e il tempo e' nemico. Che io riesca a capire questa terza opzione prima di abbracciare una delle altre due ipotesi, per non soccombere!

Vorrei vedere lame scorrere silenziose quanto il sangue che le segue lungo la mia pelle provata, vorrei vedere il dolore negli occhi di una vittima, vorrei ergermi disperatamente eroico sulle rovine della mia vita... lenirebbe il dolore, smentirebbe le lacrime che spargo la notte, sarei un buon soldato.

Ma sarebbe il prodromo della Morte: e non voglio la Morte, ancora.

Mentirei lodandone i pregi... la temo. Non ho vergogna di ammetterlo.

Qui e' necessario forse il piu' estremo atto di coraggio della Guerra Eterna: smettere di combattere non per arrendersi, non per morire, ma per riuscire a smentire la necessita' stessa della Guerra, ossia per vivere.

Smettere di combattere e non soccombere mentre l'onnipresente nemico pur continua ad attaccare.

Ora purtroppo c'e' un solo alleato. E' giunto infine il momento che vede un unico protagonista in grado di decidere le mie sorti: con infinita paura, posso dire che quell'uno e' me stesso, solo, isolato, debole ma coraggioso, davanti alla Guerra.

09 aprile, 2006

Urlano!

Anche in tempi di apparente bonaccia, anche sul mare immoto agli occhi di chi pesca tranquillo da una barca, sott'acqua la Guerra Fredda fa incrociare feroci sottomarini in attesa, non di prede, ma della possibilita' di predare.

Allo stesso modo mi sento ora: sotto una vigile attesa, furibondo non si ferma mai l'istinto che chiama alla Guerra Eterna, fucile pronto e ben oliato, quasi consunto dal continuo strofinio di mani che tremano, che bramano di far ritrovare quel famigliare peso del calcio sulla spalla, e il tonare del colpo.

Ma fuori, solo calma.

E sopra il cielo nero delle notti di luna, poco al di la' del confine dell'occhio e dell'orecchio, in alto, le Fiere folli volano in cerchi senza senso con gli artigli insaguinati, e urlano, urlano, urlano!


26 marzo, 2006

Beltane

E siamo arrivati al giro di boa, all'equinozio, e l'abbiamo superato: sono sopravvissuto a me stesso e alla Guerra Eterna anche quest'inverno. Si avvicina Beltane.

Non posso negare sia stato un pessimo inverno.

Mi piacerebbe avere emozioni forti e sanguigne da scaricare qui, nero su bianco, incastrando sostantivi in armoniosi periodi che si avviticchino in un crescendo impetuoso.

Meriterebbe, questo pessimo inverno, l'esplosione di una scottante rabbia, di un cocente sconforto, di una passione cupa di qualche tipo.

E' stato infatti versato del sangue, si sono combattute battaglie, si e' sofferto davvero molto.

Invece, mio malgrado, ho deciso di scrivere un post dopo un lungo silenzio senza effettivamente avere quella fiamma che in genere tende ad animare, almeno nei propositi, le parole che appaiono in queste pagine.

Una scelta necessaria, perche' necessario diventa sancire quella che potremmo definire, con un accenno di ironia, l'attuale guerra fredda.

Non sento piu' le pallottole fischiare, non striscio nel fango con uno zaino carico e la luce della bataglia non si riflette nei miei occhi, non tuonano obici lontani.

Eppure la battaglia e' sempre in corso, silenziosa, viscida, solitaria, soprattutto silenziosa.

Un modo nuovo di soffrire, senza i fasti bellici, senza il doloroso squillare dei fischietti che mandano alla carica.

Nel silenzio che dura giorni, nella solitudine diventata ubiqua, perenne, si e' stabilito un nuovo tipo di scontro, fatto di attese e di imboscate, di diaframmi sottilissimi tra la piu' turpe delle mutilazioni e una vittoria di Pirro che prepara la giornata successiva, che sara' ancora attese, agguati, furtivita'.

Emozioni che assalgono dal buio, che mi scaraventano da un attimo di calma apparente al successivo istante di dolore, ad un'irrequita ricerca senza meta frustrante e psicotica.

In risposta, una tenace resistenza alla non-vita, una pacata e paziente attesa del momento in cui a mia volta assestare un affondo.

E siamo arrivati al giro di boa, all'equinozio, e l'abbiamo superato: sono sopravvissuto a me stesso e alla Guerra Eterna anche quest'inverno.

Non posso negare sia stato un pessimo inverno.

Mi piacerebbe avere emozioni forti e sanguigne da scaricare qui, nero su bianco, incastrando sostantivi in armoniosi periodi che si avviticchino in un crescendo impetuoso.

Meriterebbe, questo pessimo inverno, l'esplosione di una scottante rabbia, di un cocente sconforto, di una passione cupa di qualche tipo.

E' stato infatti versato del sangue, si sono combattute battaglie, si e' sofferto davvero molto.

Invece, mio malgrado, ho deciso di scrivere un post dopo un lungo silenzio senza effettivamente avere quella fiamma che in genere tende ad animare, almeno nei propositi, le parole che appaiono in queste pagine.

Una scelta necessaria, perche' necessario diventa sancire quella che potremmo definire, con un accenno di ironia, l'attuale guerra fredda.

Non sento piu' le pallottole fischiare, non striscio nel fango con uno zaino carico e la luce della battaglia non si riflette nei miei occhi, non tuonano obici lontani.

Eppure la battaglia e' sempre in corso, silenziosa, viscida, solitaria, soprattutto silenziosa.

Un modo nuovo di soffrire, senza i fasti bellici, senza il doloroso squillare dei fischietti che mandano alla carica.

Nel silenzio che dura giorni, nella solitudine diventata ubiqua, perenne, si e' stabilito un nuovo tipo di scontro, fatto di attese e di imboscate, di diaframmi sottilissimi tra la piu' turpe delle mutilazioni e una vittoria di Pirro che prepara la giornata successiva, che sara' ancora attese, agguati, furtivita'.

Emozioni che assalgono dal buio, che mi scaraventano da un attimo di calma apparente al successivo istante di dolore, ad un'irrequieta ricerca senza meta frustrante e psicotica.

In risposta, una tenace resistenza alla non-vita, una pacata e paziente attesa del momento in cui a mia volta assestare un affondo.

La guerra fredda: tutto avviene, ma in silenzio.

Oggi come altri giorni ho navigato per le ore di veglia, all'erta, sul chi vive, apparentemente tranquillo ma vigile, preoccupato. Sorridente alla vista, ma disperato. Fiducioso e fatalmente rassegnato, vivo e morto.

Sinceramente, sto combattendo i fantasmi. Probabilmente, dai giorni delle battaglie campali non e' cambiato nulla: la Guerra Eterna non e' certo vinta o conclusa.

Ma devo ammettere che questa nuovo, sotterraneo tormento, cui non posso rispondere urlando, e' piu' doloroso di molte misure, perche' nel tentativo di ergermi al di sopra della Guerra, per vincere, ho per ora solo scoperto che la Guerra si e' innalzata al mio livello, seguendomi.

Cercando di superare il confronto scandito dallo ius belli, ho innescato una guerra di diplomazia.

E quando sono ridisceso con nuove cicatrici alla ricerca di un duello, non ho piu' trovato il vecchio nemico, e mi e' toccato risalire, battuto e tumefatto, al silenzio solitario della guerra fredda.

Devo ammettere che franco la costante e strenua resistenza, non ho ancora nessuna strategia valida in questa guerra fredda che per primo ho avviato.

Perche' se e' vero che vivere una vita avvelenata come lo e' la mia e' faticoso e doloroso, e' anche peggio vedersi allo specchio come un uomo alla merce' delle ore che passano, piuttosto che come un guerriero che si avventa a qualsiasi costo sul nemico per annichilirlo e VINCERE.

Per questo, sto soffrendo, e purtroppo e' vicino un punto di rottura, l'ennesimo: o trovero' mezzi efficaci per combattere questa nuova guerra, oppure saro' costretto ad arretrare.

La novita', questa volta, e' che ho gia' le spalle al muro, gli assi calati, il jolly sul tavolo: non ho altri trucchi ne' altre magie.

Quindi, o faro' mia la vita, o faro' mia la morte.

25 febbraio, 2006

Molto tempo...

... e molte cose da dire, ma non e' ancora il momento.

Per adesso e' pronto un nuovo podcast, su BastaScrivere!

Se potete, ascoltatelo: ogni commento e' sempre il benvenuto. Guerra Eterna non e' morto, come dei resto non sono morto io: ha solo bisogno di tempo per proporre altre riflessioni, come ne ho bisogno io.

Arriveranno, arriveranno, come all'Inverno segue la Primavera.