07 luglio, 2006

Rompiamo il silenzio

E' tempo di dire qualcosa di nuovo.

Troppo tempo sta trascorrendo mentre, acquattato nella mia stamberga, sbircio tra le fessure della tapparella la stagione che avanza.

Alcune cose sono cambiate: in primis sono in resa totale, il soldato si e' arreso, fate di me cio' che volete. Da questo nuovo atteggiamento non e' nata solo una rinuncia alla lotta, che e' passata anche per la violenza autentica, di cui il mio corpo porta tutte le tracce visibili ad occhio nudo.

Non e' nata solo una remittenza dell'atteggiamento bellicoso che ha contraddistinto la Guerra Eterna.

E' nata anche una sorta di sottomissione agli eventi.

Dall'abbandono delle armi, per motivi di opportunita' e disperazione, non e' derivata quindi una fase costruttiva, come a rimediare con una lenta e volonterosa ricostruzione ai vortici di fiamma che avvolsero Dresda.

Piuttosto e' rimasto uno stuporoso e immoto stupore della mancanza di un'arma tra le mani con cui sparare.

Per questo non ho avuto piu' da scrivere qui, perche' senz'armi non si combatte nemmeno una battaglia, tantomeno una Guerra Eterna.

Circondato come sono dalle rovine dell'arreso, del perdente, pur tuttavia resa non sara'.

Come sempre... la resa e' la Morte.

Ho tre opzioni davanti: la prima, piu' scontata, riprendere la distruttiva Guerra Eterna.

La seconda, affascinante, non darsi al nemico e morire da soldato, un calibro 12 che proietti questa mente malfunzionante ad imbrattare i soffitti o il cielo, da buon eroe romantico.

La terza, combattere in modo nuovo, inedito, ancora da capire. Solo intuizioni, di una guerriglia nuova, fatta di agguati e ritirate, fatta di piccole azioni e piccole conquiste, prive delle glorie di una vittoria campale, ma ricche di guadagni nell'osservare il fronte nemico arretrare.

Solo intuizioni, per ora, e il tempo e' nemico. Che io riesca a capire questa terza opzione prima di abbracciare una delle altre due ipotesi, per non soccombere!

Vorrei vedere lame scorrere silenziose quanto il sangue che le segue lungo la mia pelle provata, vorrei vedere il dolore negli occhi di una vittima, vorrei ergermi disperatamente eroico sulle rovine della mia vita... lenirebbe il dolore, smentirebbe le lacrime che spargo la notte, sarei un buon soldato.

Ma sarebbe il prodromo della Morte: e non voglio la Morte, ancora.

Mentirei lodandone i pregi... la temo. Non ho vergogna di ammetterlo.

Qui e' necessario forse il piu' estremo atto di coraggio della Guerra Eterna: smettere di combattere non per arrendersi, non per morire, ma per riuscire a smentire la necessita' stessa della Guerra, ossia per vivere.

Smettere di combattere e non soccombere mentre l'onnipresente nemico pur continua ad attaccare.

Ora purtroppo c'e' un solo alleato. E' giunto infine il momento che vede un unico protagonista in grado di decidere le mie sorti: con infinita paura, posso dire che quell'uno e' me stesso, solo, isolato, debole ma coraggioso, davanti alla Guerra.