20 luglio, 2005

Panni sporchi

Quando si demolisce un impianto esistenziale, sto scoprendo, non si incontrano solo fastidi prevedibili, anzi previsti, come vasti vuoti nei solai delle abitudini, solidi sentieri tracciati da tempo trasformati in percolanti camminamenti sospesi, incertezze abissali che temporaneamente costringono all'inazione o alla rinuncia.

Scopro con sincera sorpresa, e un misto di fastidio e dolorosa solitudine, che la demolizione non piace a eventuali terze parti, che vi vedono talora forme astruse di aggressione, talora e piu' comprensibilmente atteggiamenti di trascuratezza nei propri confronti, o, cosa molto peggiore, forme poco chiare di malafede, egoismo e altre nefandezze che posso senza incertezza definire poco plausibili e giacenti nel campo del ridicolo.

A quanto pare, non e' possibile lavare i panni sporchi in casa senza che qualcuno si senta coinvolto nell'operazione e malamente offeso.

Se talvolta si tratta di qui pro quo chiarificabili piuttosto facilmente, in altri ci si imbatte in vere e proprie prese di posizione pregiudiziali e vaneggianti che pretenderebbero di intervenire nelle alchimistiche operazioni che svolgo, per spiegarmi cosa pensare, cosa fare e come farlo.

Anche se la mia tentazione e' quella di ignorare in assoluto queste istanze, principalmente per l'eminentemente pratica questione relativa al gia' cospicuo ammontare di matasse da districare, mi rendo conto che sara' opportuno gestire la mia presenza in societa' in modo piu' elegante, non fosse altro per tenere i samaritani che preferiscono la spada alla lingua alla larga, ma principalmente per non attivare fallaci sensazioni di abbandono nei piu' sensibili.

Mi chiedo con curiosita' sincera se sia fatto comune a tutti coloro i quali, nel corso della propria vita, abbiano deciso di cambiare alcune basi portanti della propria Weltanschauung, il dover tirar di fioretto con cerchie di reazionari dalle idee confuse.

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